18 Jun Historical traces of mural painting
The history of mural painting has started even before man learned to build brickwork buildings. In fact, in the prehistoric period there were already mural paintings (like in the Altamira Caves and in the Lascaux), although they were just simple signs traced directly on the rocky walls without a layer of plaster.
The first examples of plaster appeared in the Mesopotamian, Egyptian and Cretan art, but only later. The real fresco painting process began in fact when lime started to be put in the plasters.
In the Egyptian mural paintings, plasters were based of chalk and clay, in which sometimes was add minced straw so that the plaster would have more elasticity.
The colours were made by tempera (made of rubber or water down glues) and so the works were sensitive to humidity.
In fact, these works have been conserved thanks to the uncommonly dry climate.
However, in some Mesopotamian, Egyptian and Cretan late mural paintings there were already plaster made by sand or clay mix with lime so the colours were included in the plaster due to the lime carbonatation process and they were not washable any more.
Referring about Greeks mural painting almost no information has survived, except some recent findings (like “Tomb of the Diver”, in 450 b.C. discovered at Paestum in 1968) where the paintings denote a perfect mastery method of “good fresco”. In fact these works were done over a rough underlayer called the arriccio (based on lime and sand) and a layer (with more lime and an add of marble powder). The preparatory drawing is done directly on the plaster.
According to Vitruvio (“De Architectura” -Book VII”) the preparation of the plasters with more following layers (arriccio + plaster + intonachino) started in the Hellenistic period and then extended in the centre of Italy and therefore in Rome.
It seems the Greeks used only four colours: red, yellow, black and white.
The Etruscan (who used more colours than the Greeks) prepared the plaster spreading out on the wall a layer of clay over which then passed over with a lime milk.
In the last time even they started to prepare the plasters with sand and lime.
It is important to know the Roman painting technique when examining the numerous frescos found in archaeological excavations.
In fact, while Vitruvio spoke about three layers of “arriccio” (mixture made by lime mortar and coarse sand) and three layers of plaster (made by fine sand, lime and marble powder), this process became easier and starting in II century C.E (and all through the Middle Ages) plasters were generally made with only one layer of “arriccio” and one of plaster.
Katy
Posted at 03:02h, 24 JunePretty nice post. I just stumbled upon your blog and wanted to say
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Stefano
Posted at 15:03h, 24 JuneComplimenti per l’articolo.
Un blog sul mondo dell’arte degli affreschi mancava ed il vostro sembra davvero interessante!
A presto
critico d'arte siciliani
Posted at 16:23h, 11 DecemberFrancesca Julita Dall’Italia una stampante 3D – Aziende e consigli cercasi
“IL PITTORE CHE DIPINGE LA STORIA” Le tele di Gaetano Porcasi: “il pittore che dipinge la storia” sono uniche, oltre che per i temi di impegno e di denuncia sociale trattati, anche per la tecnica ed i colori mediterranei da cui traspare un intensa “sicilianità ” . La mostra itinerante del 2003 sulla strage di Portella delle Ginestre ha rivelato l’elevato livello culturale dell’indagine pittorica di Porcasi e l’attualità dei temi trattati. Quel che accade nella Sicilia del 1947 quando i contadini occupavano le terre incolte che volevano seminare per sfamarsi scontrandosi con i proprietari terrieri difesi dai gabelloti mafiosi, accade oggi in Brasile dove i campesinos “senza terra” vengono assassinati dai vigilantes armati dai proprietari terrieri che erigono mura in difesa dei campi incolti. Nell’immobile “fotogramma” di una tela, desueto per la civiltà delle immagini che attualmente viviamo, l’autore riesce a trasferire il patos degli eventi ed i personaggi scaturiscono come prodotto puro della sua tensione morale, suscitando intense emozioni. A far da contrappunto alle pitture storiche che raccontano gli assassini di mafia, i paesaggi di una Sicilia solare con i fichidindia, le agavi, le ginestre, gli ulivi, le arance, i limoni; patrimonio di una terra baciata da Dio e calpestata dagli uomini. Infinite le tonalità dell’azzurro con le quali Porcasi dipinge il cielo della sua terra, è da lì che ha inizio il suo viaggio nel tempo. Le pagine della storia della Sicilia, sono scritte con il sudore e il sangue dei contadini che hanno dovuto combattere a mani nude per conquistare la terra e la libertà. Le bandiere rosse, simbolo della lotta dei lavoratori d’ogni tempo si fondono con il tricolore. In fondo è un’epopea italiana, mediterranea quella che l’autore ci racconta. Bandiere rosse e tricolore sullo sfondo di cieli di un azzurro struggente che nelle opere di Porcasi cambia di tonalità a seconda degli eventi, delle stagioni, degli umori degli uomini e delle loro azioni. Testimonianza questa dell’appartenenza dell’anima al tempo ed ai suoi mutamenti. Solo la natura rigogliosa tipica di questa terra, bella, solare e mediterranea, sembra rimanere immutata, muta ed immutabile testimone degli eventi e del trascorrere del tempo. Qui gli uomini sono solo “accidenti”. In questo l’artista opera come una divisione metafisica tra la natura: flora e fauna volte naturalmente al bene ed alle leggi immutabili (naturali) e l’uomo che quando è protagonista, è anche trasgressore per interessi di parte, per egoismo sfrenato, dell’armonia del creato, attore di violenza. C’è un’anima naturalistica dell’autore che può spiegarci l’impegno di Porcasi sul fronte ecologista in difesa della terra dall’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo che gli è costato persecuzioni e denunce da parte del potere costituito. Numerose, le analogie con i dipinti di Renato Gattuso rilevati dai critici d’arte nelle opere pittoriche di Porcasi. Oltre al realismo cromatico viene invocata la sicilianità, che appare condivisa aldilà delle tecniche utilizzate, con il grande maestro di Bagheria. Il verde dell’albero d’arancio amaro con le sue foglie di un verde acceso, le spine che nascono dai rami, così come i frutti colorati di un “colore arancio” dalle tonalità cromatiche rare, testimoniano, aldilà della semplice raffigurazione cromatica anche un’indagine psicologica complessa. Dal ramo, comune sorgente, scaturiscono frutti succosi e spine, proprio come accade nella vita degli uomini, che ogni giorno sono protagonisti della storia nel bene e nel male. La sicilianità in Gaetano Porcasi, diventa allora metafora della vita, e pretesto per raccontare storie mediterranee dal contenuto universale. L’artista dipinge con un linguaggio non criptato, facilmente comprensibile a tutti, dipinge con il cuore. Aldilà delle considerazioni “etiche” resta una riconoscibilità immediata delle tele di Gaetano Porcasi, che, nell’arte d’ogni tempo, è patrimonio dato a pochi artisti. Taluni restano sorpresi nel constatare la giovane età dell’autore, dietro queste opere d’arte che sanno di maturità piena. Il futuro, per questo “siciliano puro” non sarà un semplice accidente, ma qualcosa di straordinariamente importante per il mondo dell’arte. Giornalista e critico d’arte Cosmo Di Carlo PITTORE ANTIMAFIA GAETANO PORCASI http://WWW.GAETANOPORCASI.IT
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