06 ago GLI AFFRESCHI DI SIMONE MARTINI: UNA TECNICA PIU’ COMPLESSA
Simone Martini realizzò a Siena in Palazzo Pubblico il meraviglioso affresco della “Maestà”, ricco di personaggi che onorano e danno gloria alla “Vergine con bambino” seduta intorno.
Se analizziamo la tecnica esecutiva l’argomento “tempere ausiliarie” si fa più complesso in confronto ai pittori affreschisti del suo tempo.
Simone Martini non realizza solo l’affresco completandolo a mezzo-fresco ma continua la lavorazione della sua opera senza limiti di tempo come fosse un dipinto tempera all’uovo su tavola in legno.
In un primo momento potrebbe sembrare che Martini non dia importanza alla carbonatazione ma la presenza delle “giornate” di lavoro smentiscono ciò. Se analizziamo il procedimento pittorico-tecnico del maestro, egli prepara sull’intonaco fresco un tracciato abbastanza sintetico quasi monocromo soffermandosi di più sugli incarnati dei molti personaggi.
Fino a questo punto risulta simile all’operato di Giotto ma le rielaborazioni che Simone Martini fa nel tempo evidenziano un diverso concetto della tecnica di lavoro sul muro.
Non dimentichiamo che gli aspetti tecnici rispecchiano anche situazioni sociali, culturali, caratteri estetici, ecc.
Per comprendere meglio la tecnica di Simone Martini analizziamo gli affreschi ad Assisi nella “Cappella Montefiore”, ciò che più colpisce è la ricchezza e freschezza del colore.
Anche se ad un esame più dettagliato del colore notiamo che molti di loro sono logorati- alterati o scomparsi.
Attraverso uno studio analitico dei dipinti è stato possibile capire il tipo di tempera e quindi di legante usato, cioè la tempera ad uovo emulsionata con olio di lino.
Quando Simone Martini inizia a decorare la Cappella del Cardinale Montefiore (parte inferiore della basilica) molte esperienze tecniche sulla pittura ad affresco erano state realizzate dalle prime pontate di Cimabue con molti risultati.
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