PIERO DELLA FRANCESCA: UNA LAVORAZIONE MINUZIOSA OLTRE L’AFFRESCO

PIERO DELLA FRANCESCA: UNA LAVORAZIONE MINUZIOSA OLTRE L’AFFRESCO

Ad Arezzo, nel coro della chiesa di S. Francesco, Piero della Francesca affrescò le “Storie della Vera Croce” utilizzando una tecnica mista: affresco, tempera ausiliare e tempera a secco, alternandole tra loro o in fusione. Per mantenere l’intonaco ancora umido per il giorno dopo utilizzò dei canovacci come protezione (ne abbiamo la conferma dalle impronte lasciate dal peso del tessuto sull’intonaco morbido), in modo che la carbonatazione potesse continuare nei giorni seguenti.

Piero della Francesca - La cappella Maggiore di San Francesco, Arezzo

Piero della Francesca - La cappella Maggiore di San Francesco, Arezzo

Si notano i rilievi a confine delle giornate che evidenziano l’impegno dell’artista di dipingere in buon fresco; non accontentandosi dei risultati pittorici adottava le due tecniche abbinate.

Questo abbinamento venne usato in modo sparso su tutto il ciclo di affreschi, ecco perché risultano zone deboli dove il colore è logorato, altre dove è perso.

In certe armature dei guerrieri il colore è ben conservato ed è stato dipinto sul mezzo-fresco con l’ausilio di un legante organico.

Tutti questi sistemi indicano una certa complessità tecnico-operativa di Piero della Francesca. L’impronta del canovaccio sul viso del “guerriero caduto” indica più di una giornata di lavoro e la presenza di tempera ausiliare.

Piero della Francesca, Morte di Adamo

Piero della Francesca, Morte di Adamo

Nell’albero della vita (particolare della “Morte di Adamo”) le fronde che sono scomparse risultano dipinte a secco con la tempera su una grande giornata mentre l’intonaco era asciutto, a differenza delle foglie degli alberi sulla scena sottostante ancora conservate per averle realizzate a tempera ma su intonaco umido doveva essere presente una leggera carbonatazione.

Piero della Francesca ci mostra tutto l’impegno e la sapiente capacità nell’uso delle diverse tecniche espressive in base alle necessità.

Nelle zone più basse della rappresentazione il pittore insiste nel ritornare con il colore su giornate già finite.

Utilizzando lo spolvero su intonaco fresco traccia con il pennello le sue figure con ocra molto diluito, continua il suo lavoro dipingendo con colori ai quali aggiunge leganti organici: uovo, olio o colla animale, che permettono la lavorazione a tempi lunghi indefiniti, oltre il tempo breve della prima carbonatazione.

In certe parti dell’affresco dove avviene un equilibrio fra il legante minerale e quello organico si ottiene una luminosità smaltata abbastanza resistente, vediamo come esempio le figure nel corteo della “Regina di Saba”, o nella “Vittoria di Costantino” dove si ammirano delicate trasparenze.

Piero della Francesca - Vittoria di Costantino su Massenzio, Arezzo

Piero della Francesca - Vittoria di Costantino su Massenzio, Arezzo

Nel particolare del paesaggio dietro il cavallo di Costantino, il pittore usa tardivamente la tempera ausiliare o a secco su un tracciato di base eseguito sull’intonaco fresco.

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